domenica 23 febbraio 2020

"Euriatikon", La vecchia Briatico


la Città "Normanna"  che contava 12 chiese  2 conventi e un Castello.




Di Artusa Francesco:

Il suo nome e comparso per la prima volta sul "Sigillum  Aureum" Un diploma Normanno risalente al 1086, Custodito a Mileto, Negli archivi della diocesi.
Poi L'evoluzione linguistica e divenuta Briatico, 

Briatico Vecchio era una località, oggi nel comune di Briatico, che sorgeva su un collo alla destra della fiumara Murria. Fu distrutta dal sisma del 1783. rimangono i ruderi del Castello Medievale fatto edificare da Ferdinando Bisnal e dell'antico centro abitato, che all'epoca, contava 12 chiese, 3 conventi e aveva un'enorme importanza storico-culturale.





I terremoti distrussero la città 


Prima la scosse del terremoto del 5 e 7 Febbraio 1783, poi quella del 28 Marzo successivo, causarono il crollo di gran parte delle case e gravi lesioni nelle rimanenti, i decessi furono 51 su un totale di 935 abitanti. Secondo un manoscritto dell'epoca i danni furono valutati in circa 150.000 Ducati, moneta corrente del periodo.    


                                                         viaggio tra i resti  resti di "Euriatikon"

 


Distese fiorite d'erba medica punteggiate da olivi, sugheri e mandorli. sullo sfondo il golfo di Sant'Eufemia. Giungo in breve tempo ai piedi di un spuntone di roccia che taglia il corso del fiume, costringendo a danzare per divincolami, e lo risalgo agevolmente. Le prime rovine cominciano ad affiorare in un mare di rovi, capperi e liquirizia, la cinta Muraria, le torri di difesa e i ruderi del castello cominciano a prendere forma al nostro Paesaggio. Ben presto mi rendo conto di essere in presenza di una vera Città che all'epoca del suo splendore ospitava tantissima gente. 
Mi guardo intorno e cerco di immaginare come in un film e giocando con la fantasia immagino tutto il fermento i rumori di quelle che erano le abitudini in quel tempo, senza le comodità di adesso, quando al tempo i bisogni e necessità erano altre....  




Anche questa perla dell'archeologia abbandonata 



In Calabria ogni paese ha la propria rovina, le proprie mura, la cui memoria è magari nascosta dalla vegetazione, dal velo impietoso del tempo che inesorabilmente scioglie i ricordi dell'uomini. 
E' assurdo   come una tale concentrazioni di beni archeologici non generi nessuna economia: siamo stati distratti per decenni da un concetto di sviluppo distorto legato all'industria e ora a poca distanza da queste da queste rovine sorgono le nuove, tutti quegli insediamenti che avrebbero dovuto segnare il decollo della nostra economia locale, basandosi a modelli di sviluppo che non ci appartengono.



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